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venerdì 19 dicembre 2014

Economia Politica 5° - In Italia dal 1960 al 1990

Gli argomenti trattati in questo video.
Per progettare il futuro, oltre a comprendere il presente, si deve avere la conoscenza di ciò che sta a monte... il passato. In questa parte si analizzano l'Italia della prima repubblica e i meccanismi politico-economici che accompagnano, dai primi anni '60, lo sviluppo economico, la paralisi delle riforme e la lunga stagione della strategia della tensione con i servizi segreti, italiani e stranieri, poteri occulti dello stato, criminalità organizzata, estremisti di destra e sinistra che impediscono un normale sviluppo democratico nel paese fino all'implosione stessa della prima repubblica.
È da evidenziare il nuovo assetto economico del mondo occidentale, in cui le teorie keynesiane subiscono un rapido declino.
John Maynard Keynes.
L'economia keynesiana è una scuola di pensiero economica basata sulle idee di John Maynard Keynes, economista britannico vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.
Keynes ha spostato l'attenzione dell'economia dalla produzione di beni alla domanda, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata è insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda, nella consapevolezza che altrimenti il prezzo da pagare è un'eccessiva disoccupazione e che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per incrementare la domanda globale, che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione.
Questa teoria si oppone alle conclusioni della cosiddetta economia neoclassica, sostenitrice della capacità del mercato di riequilibrare domanda e offerta grazie alla legge di Say.
Un particolare aspetto di questa dottrina economica è il keynesismo militare che teorizza un aumento della produzione industriale a scopi militari come fattore di sviluppo economico.
I pilastri della teoria keynesiana sono:
- la preferenza per la liquidità; Nella teoria neoclassica, il tasso di interesse rappresenta il "premio per il risparmio", e questa variabile non viene presa in considerazione nella sua teoria monetaria, riconducibile alla teoria quantitativa della moneta di Irving Fisher. Nella teoria quantitativa, infatti, la moneta è vista solo nella sua funzione di "intermediario degli scambi". Il tasso di interesse è determinato nel cosiddetto mercato delle merci, ove vengono scambiati risparmio e investimento. Nella cosiddetta versione di Cambridge della teoria quantitativa della moneta, viene introdotto il movente "precauzionale" che soggiace alla preferenza per la liquidità: gli individui desidereranno mantenere moneta in forma liquida in maniera proporzionale rispetto alla propria ricchezza, per poter far fronte ad acquisti futuri. Questa versione della teoria quantitativa è detta versione in termini "di stock" (non "di flussi", come è invece per la teoria fisheriana), in quanto si riferisce alla quantità di moneta che gli individui intendono possedere in forma liquida in un determinato momento. Entra in gioco, quindi, la funzione della moneta di "riserva di valore".
Secondo Keynes, che tratta approfonditamente questo argomento nel capitolo 15 della sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Gli incentivi psicologici e commerciali alla liquidità (ma lo introduce nel capitolo 13, La teoria generale del tasso di interesse), il tasso di interesse non è il "premio per il risparmio" o, in altri termini, "per l'astensione dal consumo abituale", ma, piuttosto, esso rappresenta il costo-opportunità di detenere la moneta in forma liquida (tesoreggiamento), piuttosto che utilizzarla per acquistare titoli, immobili o altre attività (finanziarie o reali) fruttifere. La scelta tra i due modi di conservare la ricchezza è, quindi, determinata dal livello del tasso di interesse. Alle motivazioni transattiva e precauzionale, Keynes aggiunge quella speculativa, volta a ottenere il massimo vantaggio dalla suddivisione della propria ricchezza tra liquidità e le varie attività finanziarie e reali disponibili sul mercato.
La preferenza per la liquidità aumenta al diminuire del tasso di interesse, secondo Keynes. Un abbassamento del tasso di interesse infatti, fa preferire la liquidità per due motivi: in primo luogo, si preferisce detenere moneta per approfittare di un possibile aumento del tasso in futuro; in secondo luogo, si preferisce detenere moneta per evitare le perdite patrimoniali derivanti dal fatto che quando il tasso di interesse aumenta, il valore dei titoli diminuisce. L'offerta di moneta è determinata endogeneamente: essa cioè non è determinata a discrezione del sistema bancario, ma si determina spontaneamente come risultato dell'equlibrio che si è creato nel mercato delle merci e in quelle del lavoro. Il tasso di interesse di equilibrio è quello che rende pari offerta e domanda di moneta.
- la legge della domanda effettiva; Il principio della domanda effettiva, in macroeconomia, consiste nell'assunzione che il livello della produzione, e quindi del reddito, è influenzato dal livello della domanda aggregata. Il principio può anche essere enunciato dicendo che le variazioni del reddito portano in equilibrio risparmio e investimento. La domanda effettiva è il punto nel quale il ricavo previsto da un dato livello di occupazione eguaglia il prezzo complessivo di offerta, ed è il livello al quale si attesterà la produzione.
Questo principio è alla base delle formulazioni teoriche di alcuni economisti. Il più conosciuto tra questi è John Maynard Keynes, che l'ha utilizzato nella sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. In realtà, anche altri economisti prima di Keynes avevano teorizzato questo principio: tra essi vi sono Michał Kalecki, Thomas Robert Malthus e Karl Marx.
La teoria in questione afferma il contrario di quanto sostenuto da Jean-Baptiste Say e dalla sua celebre "legge", in base alla quale l'offerta genera una domanda di importo equivalente.
- il moltiplicatore keynesiano; In economia il moltiplicatore keynesiano è uno strumento fondamentale di analisi macroeconomica. Elaborato dall'economista inglese John Maynard Keynes, tale strumento permette di individuare l'effetto di un certo livello di consumo all'interno del sistema economico sul reddito finale del sistema stesso. Il moltiplicatore misura infatti la percentuale di incremento del reddito nazionale in rapporto all'incremento di una o più variabili macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica.

Le accuse alla dottrina keynesiana di aver provocato stagflazione, rivolte dagli economisti monetaristi (convinti, sulla base dell'equazione di Fisher, che fosse il volume di moneta a determinare i prezzi) e neoclassici (tra cui il più influente fu Milton Friedman), impone il nuovo modello liberista di Milton Friedman.
Milton Friedman.
Milton Friedman nacque in una famiglia ebrea poverissima, emigrata dall'Europa orientale, (Austria-Ungheria, attualmente Ucraina), divenne un liberista convinto. È stato più volte definito l'anti-Keynes, per il suo rifiuto verso qualsiasi intervento dello Stato nell'economia ed il suo sostegno convinto a favore del libero mercato e della politica del laissez-faire.
I suoi maggiori contributi alla teoria economica riguardano gli studi
- sulla teoria quantitativa della moneta,
- sulla teoria del consumo
- sull'elaborazione del concetto di tasso naturale di disoccupazione 
- e sul ruolo e l'inefficacia della curva di Phillips nel lungo periodo
Secondo Friedman, l'inflazione è solo un fenomeno monetario e non è utile nel lungo periodo per ridurre la disoccupazione. La sua regola di politica monetaria, incentrata nel conseguimento del controllo della crescita della massa monetaria, è stata utilizzata dalla Federal Reserve negli Stati Uniti ed anche dalla Banca centrale europea (BCE).
Autore di molti libri tra i quali menzioniamo “Capitalismo e libertà”, “Liberi di scegliere” e “Due persone fortunate”, Friedman si dimostra un ottimo divulgatore ed uno dei più insigni rappresentanti del pensiero liberista in economia del nostro tempo.
Le sue teorie hanno esercitato una forte influenza sulle scelte del governo britannico di Margaret Thatcher e di quello statunitense di Ronald Reagan, degli anni ottanta. Le sue idee sono ancora oggi oggetto di accesi dibattiti: ad esempio, rigettò la stakeholder view e la responsabilità sociale d'impresa, sul piano economico ed etico, sostenendo che i manager sono agenti per conto terzi e dipendenti dei proprietari-azionisti, e che devono agire nell'interesse esclusivo di questi ultimi (utilizzare il denaro degli azionisti per risolvere problemi sociali, significa fare della beneficenza con i soldi degli altri, senza averne il permesso e tassarli senza dare un corrispondente servizio, violando il principio del «no taxation without representation»).
Sono stati oggetto di controversia i suoi rapporti con il regime dittatoriale di Augusto Pinochet in Cile. Pinochet intraprese una serie di riforme economiche di stampo liberista che seguivano gli orientamenti di Friedman. Diversi economisti suoi allievi consigliarono il generale nell'attuazione di queste riforme, e lo stesso Friedman nel 1975 indirizzò a Pinochet una lettera raccomandandogli un programma economico conforme alle proprie teorie.
Per questa sua collaborazione con Pinochet, Milton Friedman è stato spesso attaccato, come avvenuto svariate volte anche a José Piñera, altro economista liberista autore della riforma delle pensioni in Cile.
Il 17 ottobre 1988 è stato insignito della Medaglia presidenziale della libertà, la prestigiosa onorificenza statunitense, dal Presidente Ronald Reagan, convinto seguace neoliberista.
Nel 2005, Milton Friedman è stato il primo firmatario di un appello sottoscritto da oltre 500 economisti statunitensi per denunciare gli enormi costi (7,7 miliardi di dollari all'anno) del proibizionismo sulla marijuana. Considerava questa legge un sussidio virtuale del governo al crimine organizzato.
È morto per infarto cardiaco il 16 novembre 2006 a San Francisco all'età di 94 anni.

L'economia, quindi, passa da un sistema misto, pubblico e privato, ad un territorio di caccia della privatizzazione, collusione, criminalità organizzata, corruzione, e speculazione. Con Tangentopoli, quindi, lo scenario viene veramente resettato?

Per il VIDEO Economia Politica 5° - L'intreccio
politico-economico in Italia dal 1960 al 1990,
clicca QUI



Carta geografica delle Popolazioni italiche
intorno al 1000 a.C. nell'Italia preromana,
 abitata da Liguri, Veneti, Celti, Istri, Umbri
Etruschi,Piceni, Sabini, Equi, Latini,
  Volsci, Sanniti, Douni, Campani, Iapigi,
  Messapi, Calabri, Lucani, Bruzi, Siculi,
Sicani, Sardi, Corsi.
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Cartina geografica della penisola Italica
  con l'Italia preromana, intorno all' 800 a.C.,
 abitata da Liguri, Reti, Veneti, Celti,
Etruschi,Piceni, Umbri, Sabini, Latini,
  Volsci, Sanniti, Aurunci, Osci, Iapigi,
  Messapi, Bruzi, Siculi, Sardi, Greci
e Cartaginesi.
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Cartina dell'Italia sotto Ottaviano Augusto,che nel  6 d.C.
suddivise la penisola in 11 Regio: I Latium et Campania, II
Apulia et Calabria, III Lucania et Bruttium, IV Samnium,
 V Picenum, VI Umbria, VII Etruria, VIII Aemilia, IX Liguria,
X Venetia et Histria, XI Transpadana.
Per la prima volta, tutto il territorio della penisola
si trovava sotto l'amministrazione diretta di Roma.
Il Nord non era più la Provincia della Gallia Cisalpina.
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Cartina dell'Impero Romano nel 117 e.v., nella sua massima espansione.
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Cartina dell'Impero Romano ripartito in 4 aree da  Diocleziano, imperatore
dal 293 al  303: la Tetrarchia, retta da 2 Augusti e 2 Cesari.
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Cartina dell'Impero Romano nel 395, alla morte di Teodosio I,  diviso in 2:
l'Impero Romano d'Oriente con capitale Costantinopoli e l'Impero
 Romano d'Occidente, con capitale Roma, ma solo formalmente:
gli ultimi imperatori d'Occidente resiedevano a Ravenna, più sicura.
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Cartina dei regni barbaro-germanici succeduti all'Impero Romano d'Occidente,
il seme dell'odierna Europa. Nel 476 Odoacre, re degli Eruli, depone Romolo
Augustolo, ultimo Imperatore Romano d'Occidente, diventando Re.
 Nel 493, Teodorico, un Goto dell'est, un Ostrogoto, sconfiggendo
Odoacre, divenne viceré d'Italia. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina dell'Impero Romano d'Oriente dal 527 al 553: con l'Imperatore
Giustiniano si avrà, per un breve periodo, l'unità territoriale nella
penisola. Sarà l'ultima volta, fino al 20 settembre 1870 e, compiutamente,
fino al 1918.  Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina dell'Italia nel 652, alla morte del Re Longobardo Rotari.
  In giallo i territori Bizantini, in arancio i Longobardi, in fucsia
i territori contesi fra Longobardi e Bizantini. Sono indicate le
regioni, i monasteri cristiani e la maggiori città.
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Cartina dei domini del papa, lo Stato della Chiesa alla fine dell'VIII
sec. Il Papa chiamò i Franchi a sconfiggere i Langobardi e reclamò
il dominio su questi territori producendo un falso documento:
il lascito di Costantino. Il documento fece la sua apparizione, 
in quell'occasione, in seguito ad una vicenda politica che
interessò papa Stefano II. I Langobardi avevano conquistato
Ravenna, capitale dell'esarcato dell'Impero Bizantino nel 751,
e cominciarono a fare pressione su Roma. Nel 754 il pontefice
si rivolse quindi a Pipino il Breve, Maggiordomo di Palazzo
del Regno dei Franchi e, per convincerlo a muovere guerra ai
Longobardi in Italia, gli mostrò la “Donazione di Costantino”, secondo
la quale l'imperatore Costantino I avrebbe donato alla Chiesa di Roma
numerose terre in Italia. Di conseguenza Stefano pretese la consegna
di parte del Veneto, quasi tutta l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria,
le Marche, il Lazio, metà dell'Abruzzo e la Corsica, in cambio Pipino
avrebbe potuto inglobare i restanti territori Longobardi ed essere 
consacrato protettore della cristianità. Pipino sconfisse i Longobardi
 nel 756 e assegnò al papa i territori che sarebbero appartenuti alla 
Chiesa per circa mille anni. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina derll'Europa nell'800, anno in cui a Roma, Carlo Magno è
incoronato dal papa come imperatore del Sacro Romano Impero.
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Cartina dell'Europa nell'anno 843, quando, alla morte di Carlo Magno,
 con il trattato di Verdun, viene  diviso il Sacro Romano Impero
fra Lotario, Carlo il Calvo e Ludovico il Tedesco.
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Cartina dell'Italia intorno al 1000.
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Cartina dell'Italia settentrionale e centrale intorno al 1350.
Dopo l'anno 1000, a differenza delle altre regioni europee e del 
sud d'Italia in cui nacquero le monarchie, nell'Italia centro-settentrionale
si assiste alla nascita di poteri locali autonomi che passano sotto 
il titolo di "comuni". La nascita di queste nuove realtà fu resa possibile: 
a) dall'accentramento di poteri nelle mani dei vescovi locali, i quali 
erano eletti dai canonici della cattedrale e dai cittadini maggiorenti.
b) dallo sviluppo economico basato, in un primo momento, sullo sfruttamento 
delle campagne. La nascita dei comuni permise lo sviluppo di realtà commerciali
 nuove come le corporazioni: una divisione del lavoro (anche topografica, 
vedi ad es. la via dei lanaioli a Firenze) a seconda delle mansioni. 
Queste associazioni furono alla base del concetto di Universitas, 
che in quei tempi cominciò a significare anche la libera associazione 
di studenti e docenti, la prima delle quali fu quella di Bologna (1158). 
Lo sviluppo dei comuni portò però ad un'ulteriore evoluzione: 
chi governava i comuni era, infatti, un podestà o capitano del popolo, 
che, inizialmente, doveva provenire da altri comuni; poi tale carica 
fu resa ereditaria dai capitani più ambiziosi. Si crearono così concentrazioni 
di potere nelle mani di poche famiglie, generando quindi vere 
e proprie signorie. Anche l'ordinamento territoriale fu modificato, 
col tempo i comuni che riuscirono ad accumulare una solida 
base economica e strategica ampliarono i loro confini trasformandosi 
in dominazioni regionali. Questo processo culminò con la pace di 
Lodi del 1454, che cercava di consolidare il risultato di questa 
espansione territoriale da parte dei comuni più potenti.
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Stemma della Marina Militare Italiana
con le 4 bandiere delle antiche Repubbliche
Marinare di Venezia, Genova, Amalfi e Pisa.
 Altre erano Ancona, Gaeta e la Ragusa
aldilà del Mare Adriatico.
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Cartina dell'Italia nel 1250, divisa fra vari poteri:
 gli Hohenstaufen imperiali, la Chiesa romana e i
possedimenti di Venezia, ex ducato dell'Impero
Romano d'Oriente. Non sono visualizzabili i vari
Comuni indipendenti.
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Cartina dell'Italia nel Rinascimento, nel 1559.
In epoca rinascimentale, era divisa fra vari poteri.
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Cartina politica dell'Italia del Nord nel 1796, prima dell'intervento
  di Napoleone, che, abbattè vecchi regimi a cui si sostituirono repubbliche
  ispirate dalla Rivoluzione Francese, con Costituzioni fondate sui Diritti
  dell'Uomo e del Cittadino. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Bandiera della Repubblica Cispadana,
  con stemma di faretra a 4 frecce.

Cartina politica dell'Italia del Nord  alla fine del 1796. Il 9 gennaio 1797
viene fondata la Repubblica Cispadana. In verde sono
  segnalati i confini della Repubblica Cispadana, comprendente i
 territori di Massa e Carrara, Reggio Emilia, Modena, Bologna,
Ferrara e Romagna. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Bandiera della Repubblica Cispadana:
  lo stemma di faretra a 4 frecce.

I colori della bandiera Nazionale Italiana furono stabiliti
dal Senato di Bologna, con un documento datato 28 ottobre
 1796, in cui si legge: "Bandiera coi colori Nazionali - Richiesto
quali siano  i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è
risposto il Verde il Bianco ed il Rosso." A Reggio Emilia il
7 gennaio 1797 fu fatta mozione che si renda Universale lo
 Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco
 e Rosso e che questi tre colori  si usino anche nella Coccarda
Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato.
Il congresso della Repubblica Cispadana convocato a Modena
il 21 gennaio del 1797 confermando le deliberazioni di precedenti
adunanze decretò vessillo di stato il tricolore per virtù d'uomini
e di tempi fatto simbolo dell'unità indissolubile della nazione.

Costituzione della Repubblica Cispadana
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Costituzione della Repubblica Cispadana
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Costituzione della Repubblica Cispadana.
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Cartina politica dell'Italia del Nord e Centrale nel 1799, in verde
 sono segnalati i territori della Repubblica Cisalpina, nata il 29
giugno 1797 dalla  fusione fra Repubblica Cispadana e
Repubblica Transpadana, la quale comprendeva
i territori dell'ex Ducato di Milano.
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Cartina politica dell'Italia del Nord e Centrale nel 1803: in verde sono
  segnalati i territori della Repubblica Cisalpina, ora denominata
 Repubblica Italiana. Diventerà poi Regno d'Italia, in qualità di
regno Napoleonico. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina dell'Italia dal 1815 al 1919, da divisa fra vari
  poteri, finalmente unita, grazie alle lotte risorgimentali
  e alle Guerre d'Indipendenza. Sono segnalate alcune
   battaglie. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina del Regno d'Italia e delle colonie italiane in Africa
  fino al 1941. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina politica dell'Italia Repubblicana, dal 1948 ad oggi,
divisa in Regioni, come previsto dalla Costituzione, in
vigore dal 1° gennaio 1948.  Clicca
sull'immagine per ingrandirla.

Cartina fisica dell'Italia.
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Cartina delle lingue e dialetti nell'Italia
del Nord e nell'Italia Centrale.
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Cartina delle lingue e dialetti nell'Italia
Meridionale, in Sicilia e Sardegna.
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Cartina delle lingue e dialetti di derivazione latina, parlati in Italia, Francia,
Belgio, parte della Svizzera, Spagna e Portogallo. Mancano Romania
e Moldavia. Clicca sull'immagine per ingrandirla.



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